martedì 18 febbraio 2014

Tratto dalle memorie di Rose Bertin . . .


Il Delfino, principe incantevole, che lasciava prevedere uno spirito superiore, era in preda a una malattia che la medicina non riusciva in alcun modo a fronteggiare e la regina, molti mesi prima della sua morte, non poteva nascondersi che nulla l'avrebbe salvato. Spesso vedevo i suoi occhi riempirsi di lacrime, pensando che suo figlio, l'oggetto dei suoi affetti più cari, stava per esserle portato via. Il suo dispiacere era tanto più forte in quanto il figlio era stato persuaso che lei non l'amava, idea assai dolorosa per una madre così tenera.
Monsignore il Delfino era morente, tuttavia non restava a letto ed io, preoccupata per la sua salute, mi recavo da lui la domenica sera.
Era il giorno della processione dei Cordons Bleus. Il principe era a tavola, dove mangiava di gusto degli spinaci. Gli dissi: "Sono felice che monsignor Delfino ceni con appetito". "Si, trovo questo cibo molto buono, mi sento meglio stasera..." "È davvero una buona notizia; ma ne ho anch'io una buonissima per voi, monsignore".
"Quale sarebbe?" "La regina sta per venire a vedervi monsignor Delfino, prima di andare a letto". " Come la mia mammina verrà a trovarmi nonostante tutta la fatica della giornata? Perché oggi ha ricevuto un gran numero di perone. Siete sicura che verrà?" "Si, monsignore". Allora, volgendosi verso il suo istitutore, il duca d'Harcourt: "Vedete, signore, come sono cattivi quelli che mi dicono che mamma non mi vuol bene!". Presi la mano del giovane principe, che bagnai di lacrime, dicendogli: "Sarebbe mai possibile, Monsignore, che voi possiate dubitare della tenerezza della Vostra Augusta madre, che non vive che per i suoi figli!".
Poco tempo dopo il Cielo, che voleva dare a questo principe una corona, imperitura e risparmiargli le amarezze di cui furono abbeverati suo fratello e sua sorella, lo chiamò a sé. Ma qualunque sia il conforto che la fede offre per la morte di un fanciullo, è molto difficile che una madre possa valersene, e così la regina fu inconsolabile.